Incredibile Renzi: l’ambiente al commercialista di Casini

Articolo di Monica Frassoni su Huffington Post – 

Se Matteo Renzi con la sua squadra di governo voleva stupire, almeno in un caso c’è riuscito. Il nuovo ministro dell’ambiente è il dottor Gianluca Galletti, Udc, deputato fino alla scorsa legislatura non rieletto nel 2013. Era sottosegretario all’istruzione nel governo Letta, per il resto è conosciuto come un fedelissimo – e come il commercialista – di Pierferdinando Casini.

Per carità: contro Galletti non ho nulla di personale, magari rivelerà qualità straordinarie nella guida delle politiche ambientali. Ma è stato messo lì, con evidenza, senza nessun interesse per il ruolo che andava ad occupare. Renzi ha usato il ministero dell’ambiente come uno sgabello in più per l’ultimo arrivato, per l’ultimo partitino da accontentare. Con questa scelta il suo governo – almeno nelle premesse – va ad ingrossare le fila del cronico ecoscetticismo, meglio ecoanalfabetismo, di cui dà prova da anni la politica italiana.

Nulla di nuovo dunque? In effetti nulla di nuovo, però è sconcertante e fa venire i brividi che questa stessa suprema indifferenza per il posto e la qualità delle politiche ambientali venga anche da chi come Matteo Renzi si propone all’Italia come il grande innovatore.

Il buon Galletti, ripeto, di ambiente e dintorni non s’è mai occupato, in compenso se n’è occupata spesso l’Udc, il suo partito, e non benissimo: i centristi di Casini sono stati sponsor entusiasti del ritorno al nucleare, paladini sistematici dei condoni edilizi, mentre nelle città e regioni dove governano sono d’abitudine tra i principali fautori della deregulation urbanistica e del consumo forsennato di territorio. Per dirne una: nel Lazio ai tempi della Giunta Polverini proprio l’assessore Udc ai lavori pubblici, Ciocchetti, varò un piano casa terrificante che consentiva di costruire ovunque senza regole né limiti. Qualcuno in questa come in altre occasioni azzardò che vi fosse un nesso tra la furia cementizia dell’Udc e la stretta parentela di Casini con Caltagirone: la solita dietrologia di chi vede trame oscure dappertutto!

Ora il neo-ministro Galletti dovrà gestire dossier delicatissimi: l’Ilva, la terra dei fuochi, la lotta alle ecomafie. Dovrà coordinare anche, durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, le discussioni sulle nuove strategie comunitarie per fermare cambiamenti climatici: quali impegni europei per tagliare le emissioni climalteranti, per sviluppare le energie pulite, per migliorare l’efficienza energetica, quali proposte dell’Europa per il dopo-Kyoto che si deciderà a Parigi a fine 2015…

Questa parte del suo lavoro dovrà condividerla con Federica Guidi, neo-ministra dello sviluppo, e anche qui non c’è da essere ottimisti. Veniamo, è vero, da tre pessimi ministri dello sviluppo (Romani, Passera, Zanonato), che caso unico in Europa hanno fatto di tutto per frenare un settore industriale, le energie rinnovabili, che può portare – che in parte ha già portato – grandi vantaggi sia ambientali che occupazionali. Fare peggio di loro non sarà facile, ma certo non promette bene che a occuparne il posto sia un’autorevole esponente di quella stessa Confindustria che si è sempre battuta contro l’innovazione energetica. Confindustria che antepone sistematicamente la convenienza dei grandi gruppi dell’energia fossile e delle produzioni energivore – Enel, Eni, siderurgia – all’interesse di migliaia di imprese delle rinnovabili che pure dovrebbe rappresentare.

In Europa, nel mondo si parla sempre più spesso di “green new deal”, della green economy come scelta migliore per fronteggiare con uguale efficacia crisi economica e crisi ecologica. Se ne parla e in molti casi questa è già diventata una forte, decisiva opzione di sviluppo sia per le economie emergenti che per economie mature come quelle europee. Anche in Italia l’economia reale è in movimento, ma quasi “all’insaputa” della politica che anzi in più di un’occasione “rema contro”.

Siamo uno strano Paese, con una stranissima classe dirigente. Abbiamo problemi ambientali enormi – dal dissesto territoriale all’inquinamento industriale – e vantiamo al tempo stesso grandi eccellenze in campo ambientale: secondi in Europa per energia solare installata, primi nella chimica verde che non usa più petrolio ma materie prime vegetali. Per un governo che voglia, come dice di volere Renzi, ridare all’Italia gambe per correre, l’ambiente dovrebbe essere un’ossessione, quasi un mantra. Invece ci tocca, per ora, commentare la nomina a ministro dell’ambiente di un signore mandato lì per caso, perché quello era rimasto l’unico strapuntino libero.